Resonances II
La Mostra Resonances II, terminata lo scorso 22 ottobre al Museo della Scienza e della Tecnica, esplorava varie tematiche, molto legate ai cambiamenti climatici e al giusto modo di usare la scienza.
E’ veramente impossibile riassumerla tutta ma voglio cercare di raccontarvi i punti salienti.
Uno dei punti più importanti è “Quanta acqua mangiamo?” e “Costa stai mangiando?” in quanto si parla di come si produce il cibo, dei veleni che si liberano creando con un semplice pasto, incoraggiati dal terribile potere dell’industria alimentare. Abbiate ben presente che nel prezzo sono compresi gli erbicidi e i pesticidi ma non ci si rende conto dell’impatto sul pianeta e sulla salute di altre persone, perché così si rischia di distruggere la natura.
Bisogna dunque smettere di mangiare? Certo che no. Bisogna solo trovare altri modi per produrre cibo, in maniera sostenibile per il pianeta e per le persone che lavorano in questi ambiti. E’ una delle più grandi sfide dell’umanità..
Il cibo è da sempre un rito comune e nel corso della mostra si vedevano i vari modi in cui veniva prodotto e conservato il cibo fin dai primi del 900, anche attraverso invenzioni che per noi paiono scontate, come il frigorifero ma che furono rivoluzionarie per quegli anni.
A proposito di cibo e di nuovi modi di produrlo, ecco si è parlato anche degli ogm, i temibili ogm, bollati come qualcosa di pericoloso e dannoso per la salute, possono e debbono essere “il cibo del futuro”, tra le loro potenzialità si racconta come uno scienziato italiano sia riuscito a immettere la vitamina A nel riso, cibo di cui si nutrono in troppi e che non è sufficiente, da solo, a dare i nutrienti giusti mentre con la vitamina A si va nella direzione giusta per riuscire a sfamare diverse popolazioni.
Intrigante e affascinante anche “Cosa sogni?” dove si parla del potere dell’immaginazione dei bambini, in questo caso dopo un devastante tifone Haiyan nella città di Tacloban nel 2013.
Ebbene nonostante il terribile evento i piccoli non hanno perso la loro capacità di sognare e immaginare e alle domande su cosa sognano dell’ingegnere Fabio Cian, hanno dato tante risposte, non scontate ma tutte meravigliose. Maschietti che sognano di essere maestri, dottori, ecc, femminucce che sognano anche loro di essere dottori.
Per Cian, gli occhi e i sogni dei giovani sopravvissuti sono l’immagine della specie umana, che è solo una delle milioni di specie che condividono un posto su questo pianeta. E’ bene sottolineare tutto perché perché solo così si possono accettare realtà diversi ma origini comuni ed è ciò che “significa equità” per l’ingegnere italiano.
A proposito del tifone Haiyan la comunità scientifica sostiene che la superficie più calda dell’oceano possa aumentare l’intensità e la capacità di distruzione degli oceani con effetti devastanti per tutti.
Tra le installazioni presenti si parlava de “La fabbrica dei terremoti” strettamente legata ai comportamenti poco coscienziosi dell’umanità tanto che ci si chiede “Quando ci fermeremo?” . Si è passati da considerare la natura divina e intoccabile a riempirla di rifiuti, a costruire e inquinare causando terremoti e cambiamenti climatici, in primis per ignoranza.
E’ davvero impossibile riuscire a conoscere fino in fondo la nostra Terra?
Tra le opere presenti vi era Double Ocean, una scultura che rappresenta il movimento circolare, quello oceanico e quello aereo e gli scienziati hanno studiato e visto l’indebolimento di entrambi. Riusciremo a fermarci? A salvaguardare la Terra?
In queste domande c’è anche una feroce autocritica della scienza e del suo andare troppo senza controllo, pensiamo alle varie dighe, troppe, nel mondo, come la famosa nel Vajont.
Pare incredibile ma persino la temibile Xylella è arrivata da noi grazie ai cambiamenti climatici e la comunità scientifica, come ci ha spiegato una gentilissima operatrice della mostra, Veronica, sta provando a studiare una cura per evitare l’abbattimento di tutti gli alberi, anche di quelli sani che però sono vicini a quelli malati.
E’ stato difficile per molti comprendere quanto fosse importante per l’economia locale, in particolare nel Meridione, la coltivazione di uliveti, dato che alcuni scienziati erano stranieri e non avevano molta conoscenza di questo tipo di coltivazione.
Così come è stato difficile far capire a diversi contadini che le piante malate andavano abbattute e che non potevano produrre in nessun modo olio, sarebbe stato dannoso per tutti.
Gli scienziati hanno studiato a fondo la questione e, tramite un algoritmo, sono arrivati a spiegare che vi siano poche possibilità che le piante sane si possano ammalare.
Veronica ci ha spiegato che queste mostre servono prima di tutto per fare divulgazione e permettere al pubblico di fare domande essenziali e vitali, in modo da poter avere un continuo dialogo tra la comunità scientifica e le persone comuni.
A proposito di scienza senza controllo Radio Frankenstein parla dell’esperimento che si svolgerà il prossimo 17 dicembre in Cina (impossibile in Europa per questioni etiche e morali molto comprensibili), durante il quale il prof Canavero, neurochirurgo, farà nientemeno che il primo trapianto di testa, con un’equipe medica tra dottori e infermieri.
E proprio ispirandosi a questo evento e agli sviluppi tecnologici più attuali, Radio Frankenstein ha allestito uno spettacolo, tra arte e scienza, in collaborazione con il “Joint Research Center” della Commissione Europea, in cui si illustrano a fondo la tematica della creazione e manipolazione del corpo umano e delle sue parti.
C’è un limite per la scienza? Si può ricercare senza controllo? E cosa ci rende umani? Il proprio cuore? Gli occhi? Il cervello? Se sostituissimo una parte essenziale, come la testa, la nostra anima dove finirà?
Non posso negare che tutto questo mi spinga a pensare a opere famose, non solo Frankenstein, in cui l’uomo gioca a fare Dio, in primis la mia amata serie tv Fringe. Credo nel potere della scienza e dell’immaginazione, credo sia possibile, attraverso esse, salvare sempre più vite.
E’ una cosa bellissima, per me, come viene detto nel Corano, salvare una vita significa salvare il mondo intero. Non sono sicura di quali limiti si debba porre la scienza.
E’ una questione davvero interessante. A parte il cercare di rendere sempre meno dolorose e sempre più sicure le cure, arrivare a non usare più cavie viventi, arrivare a fare tecnologie che rispettino l’ambiente, è forse giusto aspirare all’immortalità?
Questione veramente ostica a cui non mi sento di rispondere.
Di certo sono sicura che la maggior parte degli scienziati non si senta Dio, solo spera di rendere reali i propri sogni più belli.
Extreme – Alla ricerca delle Particelle
Atlas Remeshed è una visione artistica che ci permette di vedere una delle collisioni avvenute nel rilevatore Atlas del Cern, che nel 2012 hanno permesso di confermare l’esistenza del Bosone di Higgs, anche nota come particella di Dio.
I dati reali dell’esperimento sono stati fissati per fermare questo importante evento.
Nella scultura si possono visualizzare con quattro traiettorie blu le tracce di due muoni e due elettroni generati dalla collisioni di due protoni.
So che in molti si chiedono cosa si studia e cosa si fa al Cern senza riuscire a capirlo bene.
Posso provare a spiegarlo da profana e da appassionata di scienza.
Credo che in molti sappiamo come nell’antichità sia stato dato il nome di atomo a quella che pareva essere la particella più piccola, infatti atomo significa indivisibile.
La scienza ha dimostrato che non lo è affatto trovando protoni, neutroni e via via particelle sempre più piccole, dette elementari.
Attraverso il lavoro del Cern e del laboratorio del Gran Sasso, che potete vedere nelle foto, si vuole cercare di scoprire l’origine della vita.
Una sfida affascinante e complicata, anche perché appunto si deve lavorare su particelle sempre più piccole, come i neutrini e la ricerca della materia oscura.
Come si sa da tempo è stato aperto un microscopico wormhole, tradotto impropriamente come buco nero, quando sarebbe buco del verme oppure, più tecnicamente, cunicolo spazio temporale.
Non state ad immaginarvi assurdi portali, in stile porta dell’inferno, perché siete completamente fuori strada.
Attraverso esso si studiano varie cose, come appunto il movimento delle particelle.
Al Cern e al laboratorio del Gran Sasso, che si trova ad un km e mezzo di profondità, si studiano, inoltre, molteplici fattori: tipo riuscire a datare con precisione manufatti antichi, come i Rotoli del Mar Morto, oppure a misurare il livello di inquinamento dell’aria e quindi da questi escogitare possibili rimedi, poi si studiano PET (che io conosco fin troppo bene ahimè) e RMN che in medicina sono utili per visualizzare meglio il corpo umano e permettere ai medici di essere sempre più precisi nelle diagnosi e nel determinare le cure.
Insomma lo studio delle microparticelle è essenziale in molti campi, non è un gioco, non si vuole aprire buchi neri che inghiottiranno la Terra (lo so che lo avete letto e scritto), ma si vuole solo migliorare la vita delle persone e nel contempo scoprirne appunto l’origine.
Giusto per farvi fantasticare un po’ vi racconto una cosa che mette un po’ i brividi.
Quando tempo fa furono lanciate delle particelle in un studio su di esse, beh quasi tutte tornarono ma alcune sparirono. Non si distrussero no. Sparirono proprio.
E siccome in natura nulla si crea e nulla si distrugge c’è chi sostiene che sia una delle prove a favore dell’esistenza di universi paralleli.
E’ ancora molto presto per arrivare ad una conclusione. Molto presto.
Ma se davvero sono sparite perché sono finite altrove beh forse hanno deciso di farlo perché di là si sta meglio.
E smettetela di aver paura della scienza che senza di essa non avreste manco l’aspirina!
Si ringrazia la mia cara amica Laura Rottini, con cui sono stata alle due mostre, per averci fornito diverse foto.